Canto: O cieli, piovete dall’alto; o nubi, mandateci il Santo. O terra, apriti o terra e germina il Salvatore.
Siamo il deserto, siamo l’arsura: Maranatha! Maranatha! Siamo il vento, nessuno ci ode: Maranatha!
Siamo le tenebre, nessuno ci guida: Maranatha! Maranatha! Siam le catene, nessuno ci scioglie: Maranatha!
Insieme: E’ tempo di attesa, Signore, tempo di speranza. Attendo te perché spero in te. Voglio salire su questo ponte lanciato verso ciò che non c’è ancora, ma di cui sento struggente il bisogno: stare con te di cui non posso fare a meno perché “l’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora” (Salmo 130,6). Vieni, Signore, visita la mia anima e cresci in me perché io devo e voglio diminuire. Prendi possesso di me della mia mente, del mio cuore, della mia anima.
Dal libro del Profeta Baruc (5, 1-9): Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: «Pace di giustizia» e «Gloria di pietà». Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo, come sopra un trono regale. Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.
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A cori alterni (Sl 104, 27-31) |
Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.
Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;
togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere.
Lettore: Sono tante le voci che oggi si alzano e chiedono un cambiamento di vita. Avvertiamo tutti che sono troppi i motivi che danno profonda tristezza, mettendo in discussione non solo la serenità delle relazioni fra le persone, ma perfino la stessa sopravvivenza del pianeta. E quello che più addolora, è che si ha come l’impressione di essere caduti in un turbine di disordini morali che coinvolgono non tanto la povera gente, alla quale forse troppo spesso abbiamo guardato con sospetto, quanto persone legate da vincoli affettivi forti; oppure persone che, per il servizio che ricoprono nella società civile, dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto e di esempio per tutti, e invece… Tutto questo oscura la bellezza e la dignità dell’essere umano. È ora davvero che tutti ci mettiamo in ascolto della Parola del Signore e viviamo questo tempo prezioso di Avvento nell’atteggiamento dì chi intende ridare nuovo vigore alla speranza, aprendosi a Cristo, la vera novità della nostra vita, il radicalmente Altro da noi. Quanto erano profetiche le parole di Giovanni Paolo II, proclamate e scritte nel 1979 in una meravigliosa lettera enciclica “ Cristo redentore dell’uomo”, la prima del suo pontificato: “L’uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo, non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e persino apparenti criteri e misure del proprio essere deve, con la sua inquietudine e incertezza e anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso, deve appropriarsi ed assimilare tutta la realtà della Incarnazione e della Redenzione per ritrovare se stesso. Se in lui si attua questo profondo processo, allora egli produce frutti non soltanto di adorazione di Dio, ma anche di profonda meraviglia di se stesso” (Nr.10) Urlando le parole del profeta Isaia,(Lc.3,4) quasi per risvegliare un popolo di persone stanche, scoraggiate e deluse, Giovanni il Battista indica anche oggi, la via del rinnovamento: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3, 1-6). A leggere la storia che viviamo - anche se in modi diversi - sembra proprio che quel ‘preparate la via del Signore’ sia sempre di grande attualità. Possono infatti cambiare i modelli che l’uomo si dà nel tempo, a volte segnati da grande ottimismo, altre, e più spesso, da tragico pessimismo, ma la nostra relazione con Dio, e quindi l’accettazione del Suo amore, il convertirsi a Lui, davvero è un problema che riguarda tutti e ciascuno. (Fiumi d'acqua viva, p. Roberto Zambolin)
A cori alterni: Chi non sa attendere, è svogliato e superficiale, non ha interesse alla preghiera.
Donami Signore di amare la preghiera che è l’atteggiamento fondamentale di chi veglia .
Chi non sa attendere improvvisa per collezionare emozioni.
Donami Signore la serietà dell’ordine, la costanza, la fedeltà.
Attendere è tensione che prende e che occupa la persona nella sua totalità.
Donami Signore di trovare in te armonia e bellezza, equilibrio ed essenzialità.
Una persona che attende trova sempre nella sua giornata il tempo di Dio.
Donami Signore di pregustare la pienezza dell’incontro con te
Lettore: Potremmo infatti chiederci oggi: ‘Davvero per noi il Natale di Gesù, il Dio con noi, che si veste dei nostri ‘panni’, entra nella nostra esistenza, come grande opportunità di felicità; oppure, come avverte il Battista dal deserto, luogo del silenzio e del dialogo con Dio, ci trova freddi, indifferenti, superficiali?’. Vi confesso che guardandomi attorno, incontrando famiglie, giovani e adulti, incontro sì tanta indifferenza, ma, per grazia di Dio, vedo ‘segni’ confortanti di tanti, ma tanti, che vorrebbero un cambiamento radicale di questo tempo, un cambiamento potremmo dire…epocale e nel loro piccolo si sforzano per migliorare le cose! Dobbiamo coglierli questi segni attorno a noi come piccoli, ma numerosi germogli di liberazione e di salvezza annunciate dalla Parola di Dio che si compie nell’oggi (Is.43,19), e che ci richiamano alla certezza che il Padre ha ‘a cuore’ la storia dei suoi figli, quella personale e quella di tutti, e desidera incontrarci... Purtroppo a volte siamo noi a costruire ‘monti e colline’, che impediscono la visione di Dio, così come frenano i nostri passi o li fanno volgere in direzioni opposte a quella della felicità, Siamo disposti a ‘spianare la via’ a Gesù che viene? I santi di ogni tempo,(e ce ne sono tanti anche tra noi, qui in terra) che di questo Amore e Presenza vivono, mostrano sul volto la loro serenità pur in mezzo alle prove: una serenità che svilisce e offusca l’apparente nostra gioia, fino a metterla in discussione. Vorrei mettere sulle nostre labbra, come un sospiro, la preghiera del pagliaccio:
Insieme: “Signore, sono un fallito, però ti amo. Ti amo terribilmente, pazzescamente, che è l’unica maniera che ho di amare, perché sono un pagliaccio. Sono vari anni che sto nelle tue mani e verrà il giorno che verrò da Te, perché Tu dal primo istante sei venuto da me. La mia bisaccia è vuota, i miei fiori appassiti e scoloriti. Solo il mio cuore è intatto. Mi spaventa la mia povertà, mi consola la Tua tenerezza. Sono davanti a Te come una brocca rotta e se Tu vuoi, però, con questa creta puoi farne un’altra come ti piace. Signore, accetta la mia offerta. La mia vita è come un flauto pieno di buchi. Ma Tu prendila nelle Tue divine mani. E che la Tua musica passi attraverso me e sollevi, da pagliaccio che ama, i miei fratelli e sia per loro come un ritmo che accompagni il loro cammino: allegria semplice dei Tuoi e loro passi”. Amen (Fiumi d'acqua viva, p. Roberto Zambolin)
A volte vorremmo un Dio “sorprendente”, che esaudisca ogni nostra richiesta in tempi brevi e secondo le nostre aspettative. E’ impensabile un Dio che si conceda in ostaggio ai nostri piani, Lui pensa diversamente, Lui pensa all’ingrande: ”Le vostre vie non sono le Mie vie” (Isaia 55,8).
A cori alterni: E’ vero Signore, a volte ti voremmo come tappabuchi, un Dio che ci accontenta, donaci invece di amare e desiderare il tuo meraviglioso “sorprenderci”; donaci di fidarci e rimetterci al tuo giudizio, di apprezzare il Tuo dono, di alzare lo sguardo e contemplare le tue meraviglie invece di fissare lo sguardo su quello che passa.
Una persona che attende, non si fa distrarre dalle cose del mondo. Vive e lavora nel mondo ma è totalmente occupata all’attesa del suo Signore.
La preghiera, oltre a farci frequentare “un altro mondo”, ci proietti in un “altro tempo”, il tuo tempo, Signore nostro Dio, coi suoi ritmi, le tue vie, la tua volontà.
L’ansia si sostituisca con la capacità di ascoltare. L’attesa è fatta di calma, pace e pazienza, è fatta di tempi lunghi, ed è capace di resistere allo sconforto e alla delusione.
Donaci Signore, di renderci conto che nulla può esser concesso alla fretta, alla frenesia, all’agitazione. Niente arriva nei tempi che stabiliamo noi. Sei tu che devi essere atteso, il tuo ritardo è soltanto sulla nostra fretta impaziente, non sulla tua promessa.
Tra noi e Lui si spalanca una distanza infinita. Non siamo noi che la copriamo. Soltanto Lui la può diminuire ed annullare. E’ Dio che si fa vicino. Nessun passo, nessuno sforzo da parte nostra può farcelo raggiungere. A noi è dato solo di vegliare, di attenderlo curando di tenere accesa la lampada della nostra fede perché lui verrà.
Vieni Signore Gesù! Ma in fondo, non siamo noi che aspettiamo te ma tu ad aspettare noi, segui i nostri passi, ci sostieni e rispetti i nostri tempi. Non tardare Signore, visita la tua gente, il nostro cuore è inquieto se non riposa in te. Maranatha!
Insieme: O Dio, che conosci cosa c’è di ansia, di paura e di tenebra nel cuore dell’uomo, tu che ci hai fatti così, scusa la nostra debolezza, rendici consapevoli di essere innestati nel bene, che il bene è più forte del male, che il bene è più antico del male e che già l’ha vinto. Perciò vieni presto Signore e ristora la nostra arsura. Amen
Canto: Il Signore è la mia salvezza e con Lui non temo più perché nel cuore ho la certezza la salvezza è qui con me.
Ti lodo Signore perché un giorno eri lontano da me. Ora invece sei tornato e mi hai preso con Te.
Berrete con gioia alle fonti, alle fonti della salvezza e quel giorno voi direte: lodate il Signore, invocate il suo nome.