Il segreto della salvezza: guardare oltre

13.11.2013 17:00

Domenica XXXIII T.O./C                             

Lettore: Sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Bella prospettiva! Ma cosa è questo sentimento di odio? Quello che più scotta nell'appartenenza a Cristo è quella gioia che traspare dal di dentro e infonde sicurezza, monito di confronto con la propria percezione di inadeguatezza alla vita. Stizzisce una persona profondamente serena quando tu ti arrabatti tra mille angosce e problemi. E vorresti accaparrarti quel qualcosa che vedi, ma non è prendibile! Da qui invidia, gelosia... e odio, quasi a voler cancellare dalla propria esperienza chi è contento di sé e di ogni istante di esistenza. Ricordiamo le parole del vangelo: Egli è qui per la salvezza e la rovina di molti, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. Non resterà pietra su pietra di tutto quello che ammirate... quante amarezze si possono provare strada facendo! Pietre edificate che cadono e scompaiono insieme con le speranze in loro riposte... Impariamo ad ammirare ciò che non tramonta, ciò che nell'uomo resta al di là di tutto, impegniamoci a stare dentro la vita, non accontentiamoci di restare sulla soglia, quel mormorio di brezza leggera che anima la voce interiore di ciascuno porterà refrigerio alle nostre stanche e deluse attese. Andiamo a raccogliere le pietre che ci sono cadute addosso: il senso della "disfatta" è ancora lì, disponibile ad essere letto. E potremo ancora impiegarle per edificare la nostra umanità.

Dal Vangelo secondo Luca (21,5-19): In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

LETTORE: La comunità del Vangelo di Luca (intorno agli anni 70-80) stava soffrendo persecuzioni e morte da parte di forze esterne (impero, sinagoga, tribunali..., v. 12); ma soffriva anche per debolezze all'interno (abbandoni, tradimenti, odio...), sempre per causa del nome di Gesù (v. 17). Perciò Luca scrive queste parole di Gesù, il quale mette in guardia i suoi seguaci dagli annunci ingannevoli (v. 8); li invita a non lasciarsi terrorizzare da guerre e rivoluzioni (v. 9). Le persecuzioni saranno per loro un tempo di grazia, un kairòs, una "occasione di rendere testimonianza" del nome di Gesù (v. 13), nella certezza della Sua speciale assistenza: il Signore metterà sulle loro labbra le parole sapienti per il momento opportuno (v. 15). E per rassicurarli, usa un'immagine concreta, per nulla banale: anche i capelli del vostro capo sono tutti contati e importanti (v. 18). Dio che 'perde tempo' per contarci i capelli in testa! Se Dio ha cura anche dei frammenti, se mette la sua onnipotenza a servizio anche delle cose piccole, se è un Padre che si prende cura degli uccelli del cielo e dei gigli del campo (cf. Mt 6,26s), quanto più avrà cura dei suoi figli. Di qui l'invito ai cristiani a perseverare nella prova, per quanto dura, con la certezza dell'esito finale (v. 19), grazie al sostegno perenne e provvidente del Padre. La storia dei martiri di ogni epoca dà prova della verità e fedeltà della parola di Gesù. Egli sostiene quanti Gli rendono testimonianza. (*)

La storia dell'evangelizzazione del mondo è costellata della presenza amorosa del Signore verso i suoi figli. Le prove passano, la missione si estende: i frutti restano e sono segni di vita. Nel campo del Signore c'è posto e lavoro per tutti quelli che vogliono impegnarvisi. Paolo non esita a proporsi "come esempio da imitare", in quanto ha "lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno". Un richiamo, certamente, ed un modello per ogni operaio del Vangelo! (p. Romeo Ballan).

LETTORE: Lo sguardo dell'uomo si posa su ciò che adorna la realtà, lo sguardo di Gesù va oltre ciò che appare e ne cerca il significato più profondo. È un invito a lasciarsi attrarre oltre la bellezza esteriore... pietra su pietra sarà distrutta perché emerga il significato di ciò che è dentro. Invece di indagare il senso ci perdiamo nel curiosare il quando e il come, nel cercare segni che dicano il non detto.

Le parole di Gesù sono perle di chiarezza: "Guardate di non lasciarvi ingannare"... E questo dimostra quanto siamo suggestionabili dagli annunci che sentiamo qua e là. Siamo chiamati a verificare l'affidabilità di ciò che ci giunge per non correre il rischio di lasciarsi portare o meglio spaventare da qualsiasi vento ci avvolga. Gesù ci invita a non spaventarci di eventi che per la loro tragicità sembrano portare alla distruzione e alla fine. Tutto quello che avviene ha un significato che va oltre ciò che appare: restare fiduciosi nello sguardo di Dio consente di vivere in pienezza la vita e di gustare il bene del momento attuale, il dono del tempo. Guerre, terremoti, carestie, pestilenze, fatti terrificanti e segni grandi dal cielo? Sono e saranno con noi... prigionie, persecuzioni, calunnie? Sono e saranno con noi. Quale la chiave di lettura di tutto? Sono occasioni per dare testimonianza di una provenienza diversa. Non c'è bisogno di difendersi in tanta precarietà e ostilità. L'equilibrio e la sapienza del cuore saranno parola di risposta per chi veste gli abiti dell'avversare... Tradimenti dei legami più sacri, clima di urto e di non pace: il nome di Cristo separa, divide, svela i pensieri dei cuori, provoca ribellione? Cosa importa? Quando l'amore di Dio ha afferrato la tua esistenza i tuoi spazi sono spazi aperti e tutti i sentimenti altrui non sono più per te armi, semmai sono sentieri da percorrere per risalire alle fonti originarie dell'essere, a quella immagine di Dio sepolta tra le macerie di rivalse e ingiustizie. L'appartenere a Qualcuno che è Padre di tutti fa sì che non venga meno la tranquillità del cuore, perché nulla è fuori della sua portata di perdono. Perseverare nell'attesa, ecco il segreto della salvezza. Un'attesa che si chiama incontro. Incontro con l'Assoluto, incontro con il Volto dell'Amore.

Lettore: Dice Gesù, state sereni. Non sono questi i segni della fine, come qualche predicatore insiste nel dire. Non sono questi i segnali di un mondo che precipita nel caos. Già il Signore ha dovuto confrontarsi con questa follia, in un mondo, il suo, ben più aggressivo del nostro. E, sorridendo, ci dice: cambia il tuo sguardo. Guarda alle cose positive, al tanto amore che l'umanità, nonostante tutto, riesce a produrre, allo stupore che suscita il creato e che tutto ridimensiona, al Regno che avanza nei cuori, timido, discreto, pacifico, disarmato. Guarda a te stesso, fratello mio, a quanto il Signore è riuscito a compiere in tutti gli anni della tua vita, nonostante tutto. A tutto l'amore che hai donato e ricevuto, nonostante tutto. Guarda a te e all'opera splendida di Dio, alla sua manifestazione solare, al bene e al bello che ha creato in te. Guarda e non ti scoraggiare. Di più: la fatica può essere l'occasione di crescere, di credere. La fede si affina nella prova, diventa più trasparente, il tuo sguardo si rende più trasparente, diventi testimone di Dio quando ti giudicano, diventi santo davvero e non te ne accorgi, ti scopri credente.

Se il mondo ci critica e ci giudica, se ci attacca, non mettiamoci sulle difensive, non ragioniamo con la logica di questo mondo: affidiamoci allo Spirito. Quando il mondo parla troppo della Chiesa, la Chiesa deve parlare maggiormente di Cristo! (Paolo Curtaz)

Lettore: CCC 2727 Dobbiamo anche affrontare alcune mentalità di « questo mondo »; se non siamo vigilanti, ci contaminano, per esempio: l’affermazione secondo cui vero sarebbe soltanto ciò che è verificato dalla ragione e dalla scienza (pregare è, invece, un mistero che oltrepassa la nostra coscienza e il nostro inconscio); i valori della produzione e del rendimento (la preghiera, improduttiva, è dunque inutile), il sensualismo e il comfort, eretti a criteri del vero, del bene e del bello, la preghiera, invece, è « amore della Bellezza » [filocalia], è passione per la Gloria del Dio vivo e vero; per reazione contro l’attivismo, ecco la preghiera presentata come fuga dal mondo, la preghiera cristiana, invece, non è un estraniarsi dalla storia né un divorzio dalla vita.

CCC 2728 Infine la nostra lotta deve affrontare ciò che sentiamo come nostri insuccessi nella preghiera: scoraggiamento dinanzi alle nostre aridità, tristezza di non dare tutto al Signore, poiché abbiamo «molti beni», [Cf Mc 10,22] delusione per non essere esauditi secondo la nostra volontà, ferimento del nostro orgoglio che si ostina sulla nostra indegnità di peccatori, allergia alla gratuità della preghiera... La conclusione è sempre la stessa: perché pregare? Per vincere tali ostacoli, si deve combattere in vista di ottenere l’umiltà, la fiducia e la perseveranza.

Lettore: Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta. Eppure, parlando di questa luce della fede, possiamo sentire l’obiezione di tanti nostri contemporanei. Nell’epoca moderna si è pensato che una tale luce potesse bastare per le società antiche, ma non servisse per i nuovi tempi, per l’uomo diventato adulto, fiero della sua ragione, desideroso di esplorare in modo nuovo il futuro. In questo senso, la fede appariva come una luce illusoria, che impediva all’uomo di coltivare l’audacia del sapere. Il giovane Nietzsche invitava la sorella Elisabeth a rischiare, percorrendo « nuove vie…, nell’incertezza del procedere autonomo ». E aggiungeva: « A questo punto si separano le vie dell’umanità: se vuoi raggiungere la pace dell’anima e la felicità, abbi pur fede, ma se vuoi essere un discepolo della verità, allora indaga ». Il credere si opporrebbe al cercare. In questo processo, la fede ha finito per essere associata al buio. Si è pensato di poterla conservare, di trovare per essa uno spazio perché convivesse con la luce della ragione. Lo spazio per la fede si apriva lì dove la ragione non poteva illuminare, lì dove l’uomo non poteva più avere certezze. La fede è stata intesa allora come un salto nel vuoto che compiamo per mancanza di luce, spinti da un sentimento cieco; o come una luce soggettiva, capace forse di riscaldare il cuore, di portare una consolazione privata, ma che non può proporsi agli altri come luce oggettiva e comune per rischiarare il cammino. Poco a poco, però, si è visto che la luce della ragione autonoma non riesce a illuminare abbastanza il futuro; alla fine, esso resta nella sua oscurità e lascia l’uomo nella paura dell’ignoto. E così l’uomo ha rinunciato alla ricerca di una luce grande, di una verità grande, per accontentarsi delle piccole luci che illuminano il breve istante, ma sono incapaci di aprire la strada. Quando manca la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione.

È urgente perciò recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in defi definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo.(papa Francesco,Lumen Fidei 3,4,5,6)

Lettore: Il nome di Dio è legato ai nomi degli uomini e delle donne con cui si lega, e questo legame è più forte della morte. «Lo possiamo dire del rapporto di Dio con ciascuno di noi. Lui è il nostro Dio, come se lui portasse il nostro nome. Piace a Lui dirlo (io sono il Dio Di Abramo, di Isacco e di Giacobbe) e questa è l'alleanza. Non è questa vita a fare da riferimento all’eternità, alla vita che ci aspetta, ma è l’eternità a illuminare e dare speranza alla vita terrena di ciascuno di noi! Gesù capovolge la prospettiva (umana) e afferma che il nostro pellegrinaggio va dalla morte alla vita: la vita piena! Noi siamo in cammino, in pellegrinaggio verso la vita piena e quella vita piena è quella che ci illumina nel nostro cammino. Davanti a noi sta il Dio dei viventi, il Dio dell'alleanza, il Dio che porta il mio nome, il nostro nome, come Lui ha detto sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, ma anche il mio nome, il tuo nome... in questo sta la definitiva sconfitta del peccato e della morte. (Papa Francesco, Angelus, 10-11-13)

INSIEME: “O Verità, che illumini il mio cuore, fa’ che non siano le tenebre a parlarmi!... La mia vista si è oscurata..., ma io mi sono ricordato di te. Ho sentito la tua voce... che mi gridava di tornare; a stento l’ho udita a causa del chiasso degli uomini insoddisfatti; ma ecco che ora torno assetato e desideroso della tua fonte. Nessuno mi impedisca di avvicinarmi ad essa: ne berrò e vivrò!” (S.Agostino, Confessioni, 12, 10, 10) Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, la tua bontà mi ha fatto crescere.

“Il tuo amore, mio Dio infinito, l'amore per te si protende oltre, attraverso le creature, attraverso il loro cuore, fin nella tua lontananza infinita, e tutte queste perdute creature le solleva con sè, come un coro di lodi alla tua infinità. Davanti a te diventa uno ogni molteplicità; ogni dissipazione si raccoglie in te; ogni esteriorità ritorna alla sua interiorità nel tuo amore. Nel tuo amore ogni uscire sulle cose diventa un ritorno nella tua unità, che è la vita eterna. Ma tu solo mi puoi donare questo amore, che lascia alla vita quotidiana la sua povertà, e la converte tuttavia in vita di incontro con te”. (K. Rahner)

Signore, sei tu la ricchezza dell’anima e nulla io desidero se non stare con te. Lascia però che ti veda, che senta il tuo profumo quando incontro il tuo volto in quello dell’uomo. Donami di lasciarmi guardare da quello sguardo. Come è bello lasciarsi guardare dal tuo sguardo, attraverso te possa gustare quello dell’uomo! Soffermarmi, fare memoria degli incontri con la vita altrui ed apprezzarne i pregi di umanità, come di perle ritrovate addosso senza alcuna fatica. Quanta gratuità attorno a noi! Abbiamo dato per scontato di meritare amore da chi ci vive accanto; ma è davvero così? Alziamo il velo che copre i nostri occhi e carpiremo i segreti dell'essere, ci nutriremo di vita vera, della vita che scorre incessante accanto a noi, e ti accoglieremo per amarti in ogni fratello incontrato, sentir la sua-tua voce che chiede, la sua-tua mano da stringere, il suo-tuo cuore che ringrazia. Amen.