Nel mese di giugno dell’anno 2001 ho avuto un incontro indimenticabile. Erano le dieci di sera: avevamo appena terminato la preghiera serale e la piazza del Santuario di Loreto si animava di voci, di saluti, di sorrisi e di “buona notte”.
Mi accosto ad una culletta, ma non vedo un bambino bensì una donna adulta, un piccolissimo corpo (58 centimetri!) con un volto splendidamente sorridente. Tendo la mano per salutare, ma l’ammalata con gentilezza mi risponde: “Padre non posso darle la mano, perchè potrebbe fratturarmi le dita: io soffro di osteogenesi imperfetta e le mie ossa sono fragilissime. Voglia scusarmi”. Non c’era nulla da scusare. Rimasi affascinato dalla serenità e dalla dolcezza dell’ammalata e volevo sapere qualcosa di più della sua vita. Mi prevenne e mi disse:
“Padre, sotto il cuscino della mia culletta c’è un piccolo diario. E’ la mia storia! Se ha tempo, può leggerla”. Presi i fogli e lessi il titolo: Felice di vivere! I miei occhi tornarono a guardare quel mistero di gioia crocifissa e domandai: “Perchè sei felice di vivere? Puoi anticiparmi qualcosa di quello che hai scritto?”.
Ecco la risposta che consegno alla meditazione di tutte le “briciole”, perchè esse appartengono alla meravigliosa famiglia degli autentici costruttori della gioia:
“Padre, lei vede le mie condizioni..., ma la cosa più triste è la mia storia! Potrei intitolarla così: abbandono! Eppure sono felice, perchè ho capito qual’è la mia vocazione.
Io per un disegno d’amore del Signore, esisto per gridare a coloro che hanno la salute: ‘non avete il diritto di tenerla per voi, la dovete donare a chi non ce l’ha, altrimenti la salute marcirà nell’egoismo e non vi darà felicità’.
Io esisto per gridare a coloro che si annoiano: ‘le ore in cui voi vi annoiate... mancano a qualcuno che ha bisogno di affetto, di cure, di premure, di compagnia; se non regalerete quelle ore, esse marciranno e non vi daranno felicità’.
Io esisto per gridare a coloro che vivono di notte e corrono da una discoteca all’altra: quelle notti, sappiatelo! mancano, drammaticamente mancano a tanti ammalati, a tanti anziani, a tante persone sole che aspettano una mano che asciughi una lacrima: quelle lacrime mancano anche a voi, perchè esse sono il seme della gioia vera!’”.
Io guardavo l’ammalata, che parlava dal suo pulpito autorevole: il pulpito del dolore! Non osavo commentare, perchè tutto era stupendamente e drammaticamente vero. L’ammalata aggiunse: “Padre, non è bella la mia vocazione?”.
Risposi abbassando la testa: ero d’accordo!
Il libretto di Carla Zichetti consegna lo stesso messaggio.
+ ANGELO COMASTRI