Figli di Dio

08.11.2013 17:00

Domenica XXXII TO/C                                

Coloro che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Uguale agli angeli... ci pensi? La tua umanità ti fa da velo al momento, copre questa profonda dignità che da sempre ti abita, la dignità dell'essere pensato, creato, amato, curato dal Padre della vita. E tutto quello che fai ha per lui un grande valore, perché sei suo figlio. I suoi occhi ti seguono, il suo amore trepida per te... Ecco perché tutto ciò che vivi ha senso. Ogni esperienza che ha sapore di te gli interessa. Pensa quanto amore è pronto per te, se solo ti volgi a Lui! La pienezza della Vita, ora e domani. Per questo non posso che pregare oggi che mai venga meno in noi il desiderio, che mai si spenga in me la fiamma divorante che mi lascia l'amaro in bocca ogni volta che si compie qualcosa di me perché voglio afferrarlo e non c'è più! Sento risuonare in me le parole di Gesù: Fatevi tesori in cielo... Quanti frammenti di amore si consumano nel mondo, scintille che raggiungono le stelle e si perdono tra le nubi dell'Infinito, tesori che cadono nel Cuore di Dio in attesa del ritorno. Vorrei in questo tempo fermarmi e raccogliere le braci della vita che è stata consumata nei giorni miei già trascorsi per gettarvi grani di incenso che salgano in alto, le parole sacre della preghiera che tengano in vita ciò che è stato, davanti a Te.

+ Dal Vangelo secondo Luca (20,27-38): In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

MEDITAZIONE: Tutti vivono per Lui ... Quando le ombre raccontano le luci del giorno, ti assale la voglia di raccoglierti in preghiera perché tutto diventi gradito a Qualcuno lassù da cui ti senti profondamente conosciuto. Se solo ascolti il tuo cuore, sai che nulla va perduto di te ogni giorno. Tutto è sigillato dalla vita e custodito da qualche parte: è talmente prezioso ogni attimo di esistenza che non può dissolversi nel nulla. A Dio tutto di noi appartiene!
Gesù attrae sicuramente il cuore umano. A lui si accostano tutti, pur con intenzioni diverse. Oggi sono alcuni sadducei che dalla loro sicurezza di fede pongono un quesito. Il tema è la risurrezione. Il caso esposto riguarda una donna che è stata moglie di sette fratelli, uno dopo l'altro sono morti senza figli. Povera donna! Presa e lasciata, sterile. Una vita incerta e delusa! L'ironia della domanda finale è tremenda: voi dite che c'è la risurrezione. E come la mettiamo con questa donna? Ha sette mariti!!! Di chi sarà moglie? Spetta a tutti e sette! Gesù con la pazienza tipica di chi ama risponde allargando la prospettiva e portando pian piano alla logica della Vita. I criteri della vita attuale non si possono applicare alla vita futura, perché la differenza è sostanziale. Cambia completamente la dimensione. L'uomo in cielo è uguale agli angeli, figlio di Dio, tutto spirito. La sua carne risorta è trasfigurata e non ha bisogno dei vincoli della carne cui erano affidati delle competenze specifiche. Restano i vincoli eterni. Tutto passa in Dio. Ciò che si è vissuto trova significato e resta per sempre, ma nello spirito. Quindi la donna riconoscerà i suoi mariti, ma non avrà necessità di appartenere a loro, perché la sua umanità ha ritrovato la fonte: Dio. In cielo esisterà la condizione di figlio di Dio. E quindi il vincolo di appartenenza reciproca sarà di fraterno amore. Gesù non si lascia intimidire dalle domande umane, risponde sempre spostando l'attenzione a ciò che è vera risposta. Anche in questo caso entra nella domanda dei sadducei e va oltre la loro intenzione di esporlo al ridicolo... Risponde alla loro convinzione, quella che ha originato il muoversi verso di Lui. La domanda netta, sincera, era: I morti risorgano? Dicci qualcosa in merito. Sapendo che i sadducei hanno come unico certo riferimento Mosè, Gesù risponde citando l'esperienza di Mosè. Sul monte Sion Dio si presentò a Mosè nel roveto ardente e il suo nome, riportato continuamente nella storia di Israele, è: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Queste persone conosciute come patriarchi del popolo non sono nominate da Dio nella storia circoscritta dei loro giorni terreni, perché Dio si presenta al presente. E l'essere è attuale: Il Signore "è" il Dio di ... non "è stato" ... quindi Abramo, Isacco, Giacobbe, vivono ancora! in Dio. Chi pensa che la vita finisce con la morte si sbaglia alla grande. Non può avere termine la Vita, può solo trasformarsi!

CONTEMPLAZIONE: Gesù, quella spinta irrefrenabile a vivere, quel desiderio cocente che le cose importanti non passino, quella voglia di risanare ciò che è stato, quella fame profonda di amore che mai sazia il cuore ... tutto mi parla di vita che non tramonta. È in me una nostalgia di qualcosa di conosciuto da raggiungere, le rive dell'eternità. Se solo mi incammino e risalgo le sponde di quel corso di acqua viva che palpita nelle profondità di ciò che vivo quotidianamente arrivo al "per sempre".

Quando l'uomo impara a contemplare ciò che è stato creato da Dio, scopre di essere una meraviglia e di toccare con mano il mistero. La grandezza di Dio dice tutta la grandezza dell'uomo, perché noi siamo stati fatti a sua immagine. E questo ce lo dimostra Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uomo come noi. Può quest'uomo, creato da Dio, morire per sempre? non può essere, perché in lui è il Soffio della vita di Dio. E Dio è Vita, in Lui non c'è la morte. La domanda che i sadducei pongono a Gesù è un tranello, loro non credono che gli uomini un giorno risorgeranno e raccontano la storiella della donna con sette mariti per metterlo in difficoltà. Come al solito invece è Gesù che li mette in difficoltà con la verità delle cose. In cielo non esistono mogli e mariti, perché  tutti sono figli di Dio. E allora le persone che si sono conosciute? Papà, mamma, parenti? Non ci si riconosce più? Certo che ci si conosce, ma il legame è quello più profondo che è fuori del tempo. Nel tempo anche Gesù ha avuto una mamma e un papà. E in cielo ci sono anche loro, e restano mamma e papà. Però l'amore che li lega è un amore ancora più grande, è quello di Dio. Che meraviglia la Vita!

CCC 294: La gloria di Dio è che si realizzi la manifestazione e la comunicazione della sua bontà, in vista delle quali il mondo è stato creato. Fare di noi i suoi « figli adottivi per opera di Gesù Cristo », è il benevolo disegno « della sua volontà… a lode e gloria della sua grazia » (Ef 1,5-6). « Infatti la gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio: se già la Rivelazione di Dio attraverso la creazione procurò la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre per mezzo del Verbo dà la vita a coloro che vedono Dio » [Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 20, 7]. Il fine ultimo della creazione è che Dio, « che di tutti è il Creatore, possa anche essere “ tutto in tutti ” (1Cor 15,28) procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicità » [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2].

Papa Francesco: A quest’ora, prima del tramonto, in questo cimitero ci raccogliamo e pensiamo al nostro futuro, pensiamo a tutti quelli che se ne sono andati, che ci hanno preceduto nella vita e sono nel Signore. E’ tanto bella quella visione del Cielo che abbiamo sentito nella prima Lettura: il Signore Dio, la bellezza, la bontà, la verità, la tenerezza, l’amore pieno. Ci aspetta tutto questo. Quelli che ci hanno preceduto e sono morti nel Signore sono là. Essi proclamano che sono stati salvati non per le loro opere – hanno fatto anche opere buone – ma sono stati salvati dal Signore: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello» (Ap 7, 10). È Lui che ci salva, è Lui che alla fine della nostra vita ci porta per mano come un papà, proprio in quel Cielo dove sono i nostri antenati. Uno degli anziani fa una domanda: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?» (v.13). Chi sono questi giusti, questi santi che sono in Cielo? La risposta: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (v.14)…«Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce. (…)

Siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è» (1 Gv 3,1-2). Vedere Dio, essere simili a Dio: questa è la nostra speranza. E oggi, proprio nel giorno dei Santi e prima del giorno dei Morti, è necessario pensare un po’ alla speranza: questa speranza che ci accompagna nella vita. I primi cristiani dipingevano la speranza con un’ancora, come se la vita fosse l’ancora gettata nella riva del Cielo e tutti noi incamminati verso quella riva, aggrappati alla corda dell’ancora. Questa è una bella immagine della speranza: avere il cuore ancorato là dove sono i nostri antenati, dove sono i Santi, dove è Gesù, dove è Dio. Questa è la speranza che non delude; oggi e domani sono giorni di speranza. La speranza è un po’ come il lievito, che ti fa allargare l’anima; ci sono momenti difficili nella vita, ma con la speranza l’anima va avanti e guarda a ciò che ci aspetta. Oggi è un giorno di speranza. I nostri fratelli e sorelle sono alla presenza di Dio e anche noi saremo lì, per pura grazia del Signore, se cammineremo sulla strada di Gesù. Conclude l’Apostolo Giovanni: «Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso» (v.3). Anche la speranza ci purifica, ci alleggerisce; questa purificazione nella speranza in Gesù Cristo ci fa andare in fretta, prontamente. In questo pre-tramonto d’oggi, ognuno di noi può pensare al tramonto della sua vita: “Come sarà il mio tramonto?”. Tutti noi avremo un tramonto, tutti! Lo guardo con speranza? Lo guardo con quella gioia di essere accolto dal Signore? Questo è un pensiero cristiano, che ci da pace. Oggi è un giorno di gioia, ma di una gioia serena, tranquilla, della gioia della pace. Pensiamo al tramonto di tanti fratelli e sorelle che ci hanno preceduto, pensiamo al nostro tramonto, quando verrà. E pensiamo al nostro cuore e domandiamoci: “Dove è ancorato il mio cuore?”. Se non fosse ancorato bene, ancoriamolo là, in quella riva, sapendo che la speranza non delude perché il Signore Gesù non delude. (01-11-13, Omelia al Verano)

PREGHIERA: “Signore, se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Tu l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi.” (Salmo 8).

Vieni Spirito Santo, Tu puoi insegnarci la via verso l'eternità: sostienici dunque in questo cammino, fedele e tenace, per superare le divisioni ed essere comunione. Fa' che possiamo brillare come segno della tua Luce, quella Luce perenne che, accesa ancora una volta insieme, ci renderà riconoscibili nella notte come figli dell’unico Padre. Amen.